RESTA SINTONIZZATO

Su tutto ciò che concerne movimento e comportamento dell’essere umano, salute, neuroni, sviluppo motorio e neuroplasticità dallo studio/quartier generale
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Non sarà possibile con un breve articolo correggere la forma che usate per correre.

Per noi è importante l’utilizzo del piede, in quanto unico primate interamente bipede.

Sarà possibile stimolare la vostra curiosità per cominciare a pensare che qualcosa di meglio esiste.

“Seee vabbè bipede tripode de che!?”

In realtà l’unicità dell’essere umano passa proprio dall’essere l’unico grosso primate ad aver sviluppato un’enorme destrezza delle mani, dipendente tra l’altro dalla capacità di stare eretti in posizione ortostatica bipodale cioè: su due piedi.

So che molti considerano il barefoot running (non lo dico in inglese perché fa figo, lo dico in inglese perché molti riconoscono la pratica di corsa a piedi nudi o con calzature minimali Con questa dicitura) un passatempo per eccentrici gentiluomini, forse hippie e scappati di casa.

Per noi è in realtà l’unica chiave di lettura per l’efficienza di movimento acquisita da un essere umano su un’abilità di locomozione base che diamo per scontato dal momento che tutti abbiamo due gambe e relativi piedi.

È come dire che dal momento che ho un pianoforte a coda in casa sono un pianista. Ogni strumento va praticato per raggiungere l’eccellenza e il nostro strumento base, interfaccia fisica è il corpo. Poi puoi mettere un sax tenore sul divano perché fa figo.

Osservando popolazioni abituate a non avere scarpe, o quasi, possiamo osservare dei denominatori comuni che legano le loro tecniche di corsa, segnando una traccia chiara che ha come filo rosso l’efficienza. E dici poco.

Osservate i diversi tipi di appoggiotra il barefoot runner sulla dx e l’altro corridore. Anche i diversi atteggiamenti del busto riflettono modi diversi di trasferire le forze e respirare.

Come appoggi fratello?

Non si tratta di scoprire le pick up line che usate per rimorchiare le ragazze, ma si tratta di capire come appoggiamo il piede durante la corsa. A grandi linee si può:

  • come fannoin tantissimi, ahimè, appoggiare sui talloni, soprattutto Usando delle scarpe ammortizzate e molto costruite.
  • atterrare sul mezzo piede, come fa spesso chi è abituato a cadenze “un po pigre”
  • atterrare con l’avampiede, per massimizzare il ruolo delle componenti tendinee del piede e della sua muscolatura, direttamente collegata alla gamba

Fra queste tre possibilità elencate quella su cui dovremmo essere totalmente categorici e dire “No” è l’atterraggio di tallone.

Se non ne siete sicuri, prendete un gradino di casa, ma anche meno, tirate fuori Guerra e Pace dalla libreria, un bel librone, da 6/7 cm e provate a saltare giù dal libro atterrando sui talloni. Il to fo vi arriva in testa. Sembra insensato vero?

Bene, pensate che il runner medio ci corre per dei chilometri.

Questo tipo di atterraggio incoraggia spessissimo ad atterrare con l’arto inferiore troppo teso. Atterrando quindi con le ginocchia troppo tese, aumentiamo ancora l’impatto e non minimizziamo per niente il contatto costante e ripetuto col suolo aumentando così il rischio di traumi (molto spesso da distress cronico ripetuto) principalmente a carico degli arti inferiori, ma che possono raggiungere facilmente anche la colonna .

Atterrare sul tallone porta poi a fare passi troppo lunghi, che no. Solo potrebbe essere un bell’ingrediente per una periostite tibiale ma anche un modo molto inefficiente per continuare a trascinarci nella corsa con una cadenza lenta piuttosto che a spingerci mantenendo sempre i piedi sotto e dietro il nostro centro di gravità (COG per gli amici).

Le altre due opzioni di appoggio/atterraggio rimaste:

  • atterraggio sul mezzo piede
  • atterraggio sull’avampiede

Hanno detrattori e sostenitori accaniti. C’è chi sostiene che si debba usare sempre e soltanto l’avampiede chi sostiene che la corsa sia solo sul mezzo piede.

Io credo che sia una questione di ritmo e capacità di utilizzo del corpo.

Una cadenza più lenta può beneficiare di un appoggio sul mezzo piede. Atterrare sull’avampiede presenta dei vantaggi in termini di massimizzazione delle forze tendinee e legamentose peró,come già dicevamo.

L’utilizzo delle due “tecniche” credo sia dettato principalmente dalla frequenza dei passi utilizzata, dal terreno su cui si corre e dal grado di allenamento del soggetto, non solo alla corsa ma anche alla percezione dei propri piedi.

Di base l’appoggio sul mezzo piede è più adatto alla camminata, se dovete correre 10km sul mezzopiede, perché piedi e tecnica sono ancora molto da lavorare, allora camminate 10km, è questo che fatichiamo a capire.

In ogni caso correndo i piedi dovrebbero atterrare entro la proiezione al suolo del vostro centro di massa.

La parte che per prima dovrebbe toccare il suolo è la parte esterna del piede, situata qualche centimetro dietro il quinto dito.

Dopo il primo contatto col suolo il piede inizierà naturalmente la fase di pronazione. Le dita si apriranno a ventaglio, espandendo la superficie d’appoggio favorendo così il conseguente spostamenti di peso verso la parte interna del piede per la successiva fase di push off per poi staccarsi nuovamente da terra.

Utilizzare una frequenza di passi abbastanza elevata è fondamentale per ottenere una buona tecnica che massimizzi l’efficienza della nostra macchina umana.

Con un po di esperienza vi accorgerete che è più facile immaginare di staccare rapidamente i piedi dal suolo per richiamarli verso o glutei che pensare invece di spingersi volontariamente via Dal suolo, proprio per favorire una frequenza maggiore.

La frequenza ha un influsso diretto anche sulla velocità, una maggior frequenza è generalmente responsabile di una velocità maggiore, in corsa, a parità di leve.

A presto, ci vediamo nella parte seconda